Le frazioni di Porretta Terme - Rete Civica del comune di Alto Reno Terme

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CASTELLUCCIO

La componente paesaggistica riveste per Castelluccio, piccolo centro a 6 Km da Porretta, una particolare rilevanza: il paese domina infatti, da un crinale a 810 m. di altezza, tutte le valli circostanti.

Inoltrandosi all'interno di Castelluccio molto interessanti sono i caratteristici voltoni, i giardinetti aggrappati a terrazza e la Chiesa di Santa Maria Assunta, che venne costruita fra il 1660 e il 1690 mediante elargizioni e offerte della popolazione. All'interno dell'attuale Chiesa, a tre navate, si conserva sull'altare principale un'importante pittura su tela di S.Maria Assunta, attribuita ufficialmente al Canuti, ma che molti sostengono di Elisabetta Sirani. Fra i quadri posti sugli altari delle cappelle laterali, quello con i Santi Fabiano, Sebastiano e Rocco è attribuito ad Alessandro Tiarini. Moderne sono le pitture in affresco di A. Nardi nella cappella del Sacro Cuore, le vetrate istoriate di G. Pivetta e la Via Crucis di E. Giarioli.  
All'entrata del paese si trova il Castello Manservisi. La sua denominazione ufficiale è "Castello Vecchio", ma è comunemente conosciuto come "Castello Manservisi". L'edificio originario, che si può far risalire al XVI secolo, appartenne per qualche secolo alla nobile famiglia dei Nanni-Levera che lo alienò alla famiglia dei Manservisi nel secolo XIX. Un componente di questa, Alessandro Manservisi, modificò le sobrie linee di un edificio borghese della montagna bolognese, sostituendole con quelle ben più fantasiose del castello attuale, che presenta caratteri neo-gotici di sapore toscano.

Egli coronò l'edificio con una merlatura a coda di rondine, tamponò qualche antica finestra architravata, altre ne aprì dando loro la forma di monofore e di bifore. Aprì anche delle porte con archi ogivali. Modificò di poco la volumetria generale dell'edificio, addossando alla facciata ovest la torre di pianta circolare, coronata da beccatelli e da una merlatura ghibellina.

Gli esterni dell'edificio possono essere considerati un compendio dell'artigianato della pietra scolpita a mano, che operava sul nostro Appennino sul finire del XIX secolo ed ai primi di quello successivo. Validi campioni della loro opera di artigiani del ferro battuto a mano sono stati lasciati da coloro che hanno operato contemporaneamente agli scalpellini, confezionando grate, lampioni, mensole, anelli per legare i cavalli. Anche un qualificato artigianato del legno ha lasciato la sua firma: un bell'esempio è l'infisso di cui è corredata la porta d'accesso dell'edificio, e di qualità non inferiore è il grande cancello posto a sud del muro di cinta.

Artigianato di buon livello non manca all'interno: cassettoni di legno, pareti con rivestimenti lignei, rosoni di ceramica vetriata, stucchi...

L'edificio nel suo complesso è un tipico esempio di quella architettura "romantica", che fu di moda nell'ultimo trentennio del XIX secolo e agli albori di quello attuale. Il castello fu donato da Alessandro Manservisi alla colonia per bambini che per tanto tempo ha portato il suo nome. Attualmente le sue ampie sale ospitano un ristorante. Procedendo oltre il paese in direzione Pennola (piccolo borgo montano) e lasciata la strada asfaltata ci si incammina nella faggeta per un sentiero molto agevole verso il Santuario della Madonna del Faggio. Da oltre due secoli si rinnova attorno all'immagine della Beata Vergine venerata nel Santuario, piccola e solitaria chiesa costruita a cavallo fra il territorio del Porrettano e quello del Belvedere, un fenomeno devozionale ancora oggi vivissimo.

La Madonna del Faggio nacque, come molti santuari analoghi, per l'esistenza di un'immagine della Vergine Maria, appesa, secondo la leggenda, prima ad un albero (appunto un faggio) e poi collocata in una verginina in muratura, collocazione che si fa risalire al 1670 circa, anno in cui cominciò a svilupparsi la devozione popolare anche per i miracoli che venivano attribuiti a quell'icona. La nascita del Santuario vero e proprio è datata al 1722; inizialmente il suo nome era Madonna del Rio Scorticato, dalla località in cui era sorto. Esso si affermò fin dalle origini come importante centro di vita religiosa e di devozione. Dal 1756 iniziò una tradizione analoga a quella bolognese della Ma-donna di San Luca: una processione per portare l'immagine sacra dal Santuario fino a Castelluccio, e riportarla indietro il giorno dell'Ascensione, con la partecipazione sentitissima degli abitanti di Castelluccio, Capugnano e Monte Acuto. Lo stesso anno nacque anche la consuetudine di celebrare in questo luogo con una processione fino al faggio dell'apparizione, la Festa di Sant'Anna (il 26 Luglio), madre della Vergine, tradizione mantenuta fino ai giorni nostri. Nella prima metà del l'800 l'edificio vide vari ed importanti lavori con un notevole accrescimento degli interni e delle decorazioni, ad opera del pittore bolognese Lorenzo Pranzini. Nel 1837 si procedette alla costruzione del campanile, assieme al porticato, uno degli elementi architettonici più significativi del Santuario.

Una peculiarità di Madonna del Faggio era la presenza del cosiddetto 'romitto', un eremita, che risiedendo nella piccola canonica del Santuario, detta appunto romittorio, ne rappresentava il vero e proprio custode, controllando e preservando la chiesa da ogni possibile danno. Dal 1964 questa figura non esiste più, ed in effetti in seguito a tale data, il Santuario ha subito una lunga serie di piccoli furti, il più grave dei quali nel 1975, quando ad essere rubata fu l'immagine in terracotta della Madonna, sostituita immediatamente da una copia. E' comunque rimasta come piacevole tradizione del Santuario quella di mantenere la funzione del romitto nei mesi estivi, quando ogni Domenica un volontario tiene aperta la chiesetta per permettere ai turisti e soprattutto ai fedeli di visitarla.

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MUSEO ETNOGRAFICO DI CASTELLUCCIO "LABORANTES"

Il museo LabORantes in corso di totale riallestimento, offre ai propri ospiti un percorso espositivo centrato essenzialmente su due tematiche tese a documentare per segni e significati la vita della comunità locale: esemplificazioni di arredi e arte sacra ed alcuni segmenti di vita domestica e del lavoro montanaro.

Numerose sono le testimonianze di devozione popolare ivi conservate. Una sala è interamente dedicata alle tavolette votive - dipinte o manufatte attraverso le più svariate tecniche artigianali e artistiche - provenienti dal Santuario della Beata Vergine de Faggio e dal Santuario della Madonna del Ponte di Porretta Terme.

Inoltre sono esposti arredi e complementi sacri relativi alle solennità liturgiche, nonchè paramenti, abiti talari e addobbi religiosi relativi ad un arco di tempo compreso tra il XVIII e il XX secolo scelti con particolare riguardo alle feste e alle celebrazioni religiose più sentite sul territorio: liturgia dei periodi forti (Natale, Pasqua) feste santuariali, ricorrenze locali, ecc. Nell'affidarsi alle abilità tecniche della realtà artigianale locale, da generazioni ben radicata sul territorio, l'allestimento ha voluto previlegiare materiali semplici come legno, ferro e vetro e formule espositive mediate da una certa sensibilità artistica pur nel rispetto delle forme tradizionali di culto per il sacro.

Una seconda sezione espositiva documenta vari aspetti della vita e del lavoro nella montagna. La ricostruzione della cucina (cuore della vita familiare), il ciclo colturale della castagna, l'artigianato, arcaici e suggestivi sistemi di illuminazione ormai dimenticati, l'abbigliamento ed altre interessanti attività tradizionali sono interpretate attraverso la fruizione di oggetti e strumenti appartenuti ad uomini che di quell'uso facevano la propria ragione di sopravvivenza in un territorio a tratti molto selvaggio, non sempre complice di benessere e davvero poco generoso con le genti del posto.


CAPUGNANO
E' oggi una frazione del Comune di Porretta Terme, ma fino al '500 fu un centro molto importante anche più della stessa Porretta. Mentre Porretta fu di dominio romano, Capugnano per circa un secolo resistette sconfiggendo due legioni romane e attaccando molte città colonizzate.

I Longobardi la collegarono alle principali vie di comunicazione dell'epoca, fu perciò terra di traffici e di confine, ebbe frequenti contatti con i crociati, con il mondo guelfo e ghibellino e con i maggiori Comuni, elaborando una propria politica autonoma anche resistendo ai potentati feudali. Testimonianze della sua storia ci pervengono dai monumenti che sono giunti fino a noi prima fra tutti la Chiesa di S. Michele. Una prima testimonianza di una chiesa dedicata a S. Michele risale al 1106-1111, in località Prà Preti.

Nel 1417 venne trasferita nella sede attuale. La nuova chiesa era piccola a un navata con soffitto ligneo, fu ampliata una prima volta nel 1474-75; all'epoca la parrocchia di S. Michele comprendeva anche i territori di Castelluccio, con la cappella di S. Maria Assunta, e quello di Porretta con la cappella di S. Maria Maddalena. Alla fine del '500 venne ulteriormente ampliata con l'aggiunta di due altari, una terza navata, la sacrestia ed il pulpito.

Gli interventi di ampliamento culminarono nel 1608 con il rifacimento dell'altare maggiore, nel 1682-84 vennero edificate la nuova abside, la cupola, il portico, a tre archi e a quattro colonne lapidee, e venne completato il campanile. All'interno sono conservati la Madonna del Latte del XV sec. in origine affrescato sull'esteno della chiesa quindi restaurato e posto all'interno, e lo splendido organo a sei registri alla romana con cantoria e mostra intagliata.

Da vedere anche il gruppo statuario della Pietà di Capugnano in terracotta in origine policromo; l'affresco raffigurante il Giudizio Universale del 1522 e la pala dell'altare maggiore, olio su tela, raffigurante S. Michele opera attribuita a Guido Reni. Adiacente all chiesa è l'Oratorio del S.S. Crocefisso risalente al XVI sec. al suo interno sono conservati due altari laterali , S. Antonio e S. Benedetto, in origine nella chiesa di S. Michele, collocati qui nel 1889 per far posto ai confessionali. Interessante esempio della produzione 'minore' settecentesca è la Via Crucis in terracotta.


LA CHIESA DI SAN MICHELE ARCANGELO E LA PARROCCHIA DI CAPUGNANO

 

Chi Siamo:
Siamo un gruppo di volontari che da anni si impegna per valorizzare la Parrocchia cercando di formare un centro di ritrovo culturale e sociale che faciliti l'aggregazione delle persone di diverse fasce di età, attraverso la condivisione di idee ed esperienze. Lavorando ci divertiamo e cresciamo insieme.

Chiesa Parrocchiale San Michele Arcangelo (patrono: 29 settembre) Parrocchia di Capugnano 
Tel. 0534 / 22372

Don Lino Civerra tel. 349 / 5294813

Masini Gian Luigi tel. 0534 / 23743

E-mail: linociverra@libero.it

Come raggiungerci: 

Da Porretta Terme in via Mazzini prendere il bivio per Capugnano / Castelluccio, dopo circa 3 Km, imboccare a sinistra il bivio per Capugnano, dopo circa 800 m, a sinistra si trova la Chiesa Parrocchiale di Capugnano.


ORATORIO DEL SS. CROCEFISSO

Verso la metà del '500 una prima Compagnia del Crocifisso (o dei Battuti) cominciò a raccogliersi in un oratorio corrispondente all'attuale scantinato della canonica, ed ebbe al centro del suo culto un crocifisso ligneo quattrocentesco, oggi perduto. Intorno alla chiesa di San Michele ed all'oratorio del Crocifisso sorse rapidamente un forte nucleo di spiritualità riformata che determinò il sorgere quasi di un seminario locale, nonchè di un profondo rinnovamento nello stesso mondo laico, che fu matrice di molte altre simili confraternite nella montagna. Presto il piccolo oratorio originario si rivelò inadeguato, e ne venne costruito uno nuovo e più ampio sul finire del 1500; nel 1639 venne ulteriormente ingrandito; al 1699 risale la bella ancona dell'altare maggiore, ornata dalla pala con Crocefisso, Madonna, S. Giovanni Battista e Maddalena genuflessa. La bella porta a bugnato dell'oratorio e la sovrastante lunetta dei battuti recano la data del 1692. Col tempo vennero aggiunti gli altari laterali (quello di S. Antonio abate e quello S. Benedetto dei Giacomelli), in origine collocati nella chiesa parrocchiale e qui trasferiti nel 1889.

L'oratorio, al di là del suo valore artistico, riveste un'eccezionale importanza per la storia del contado.


CORVELLA
Oratorio Santa Croce di Corvella

Anche se oggi si trova entro i confini della Parrocchia di Porretta, Corvella nei secoli passati appartenne sempre a Capugnano e perciò anche l'oratorio fu sottoposto alla parrocchia di San Michele di Capugnano. 
L'origine dell'oratorio è riconducibile alla metà del seicento, precisamente il 1° Maggio 1650, tale data infatti si evince da un documento dell'epoca in cui il parroco di Porretta don Pietro Giacomelli riporta la richiesta delle famiglia Lenzi di costruire un oratorio in località Corvella.

Verso la metà del settecento l'oratorio venne dotato dalla famiglia Lenzi di un legato (che consisteva in un campo, un castagneto e un capitale di 200 lire che ne rendeva 10 all'anno) con la rendita del legato si manteneva il primo rettore don Angelo Michele Lenzi.

Anche don Angelo fece un importante legato per l'oratorio con il quale fu possibile garantire varie messe domenicali, messe durante le ricorrenze di S. Croce e offerte per i poveri.

La famiglia Lenzi nel tempo fece varie donazioni all'Oratorio tra cui un armadio per la sagrestia nel 1913.
L'oratorio non è molto cambiato, negli anni 80 fu restaurato a cura del Parroco di Porretta Mons. Enrico Testoni. Oggi è l'unico degli oratori capugnanesi dove viene garantita una messa domenicale, ogni anno, l'ultima domenica di giugno, si celebra l'antica festa del Crocefisso, lo spostamento della festa, che tradizionalmente viene celebrata il 3 maggio e il 14 settembre, è dovuto al fatto che essa viene considerata come festa del ringraziamento per i raccolti.

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